Ieri, 4 gennaio 2005 ho avuto il primo incontro con Andrea Caccia. E’ venuto a mangiare a casa mia, a Milano. Ho fatto da mangiare come avrei fatto per me. Pasta con il ragù e un hamburger, una svizzera, per intenderci. Fatta in padella, senza condimenti.
Abbiamo parlato delle sue e delle mie cose. Lui ha parlato della delusione maturata in alcuni lavori con una multinazionale del disco e io della gioia di essere indipendenti.
Gli ho mostrato il nostro nuovo dvd. (non mi manca niente, non ho niente).
Raccoglie i nostri video dal 1997 ad oggi. Ci sono tante animazioni, una storia di quasi dieci anni che racconta il nostro rapporto con la tv e la costruzione del nostro immaginario. Una raccolta ricca, che si presenta come un videogioco. In un circo di pupazzi, scopri i video e le altre cose nascosti dentro ad oggetti sparsi nel pavimento.
I pupazzi sono bellissimi e riproducono le nostre tre icone. Li ha fatti Andrea Toselli, un artista di Trieste, visionario e innamorato del suo mondo che, in questo lavoro coincide con il nostro.
Io ho parlato con Andrea Caccia della difficoltà di catturare il senso del ‘live’. Almeno del nostro live. Così sporco musicalmente e così carico di emozioni.
Ho cercato Andrea, che è un regista video, perché ho in testa una nuova cosa. Mi piacerebbe produrre uno spettacolo, un concerto, registrare. Ma mi piacerebbe anche raccontare il processo creativo che sta dietro a questa nuova esperienza. Mi piacerebbe fare un lavoro, documentario, si, diciamo documentario su questa fase della vita di TRE ALLEGRI RAGAZZI MORTI.
Nei suoi occhi intravedo una lucetta. Mi racconta che proprio questo tipo di cose sono quelle che lo stimolano di più. La ricostruzione di una storia attraverso materiale documentario. Mi parla di un progetto che ha già realizzato.
Si intitola “18 days around Arrington De Dionyso Quartet”.
Un film sull’ incontro fa quattro musicisti per la realizzazione di un disco ed alcuni concerti in giro per l’ Italia.

Il lavoro assomiglia a quello che ho in testa. Il concerto sarà il modo per muoversi nella nostra storia attraverso la scelta delle canzoni del repertorio e lo stimolo per scriverne di nuove. Sarà il modo per raccontare il nostro rapporto con l’ immagine, con la maschera, e perché no anche con lo spazio.
Se la provincia ha prodotto nel nostro immaginario uno spazio assolutamente reinventato, astratto e metafisico, questa nuova avventura ci porterebbe a confronto con una città vera. Vorrei fosse Milano.
L’interesse cresce quando gli parlo del fatto che mi piacerebbe andare avanti sul concetto della maschera. Ho la camera ricoperta di maschere fatte con i sacchetti del pane.

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Avevo avuto questa intuizione ed è bastata al Señor Tonto per darmi coordinate precise rispetto alla nascita della mia visione.
E così, nella mia casetta di Milano è arrivato, qualche giorno dopo un libro direttamente dall’America. L’ha comperato per me proprio il Señor Tonto.
Si intitola MASQUERADE. E’ un libro fotografico, che racconta il lavoro di un grande disegnatore del secolo passato, SAUL STEIBERG che, attorno agli anni ’50, quando si spostò ad abitare dall’Italia a New York, (lui che veniva dalla Romania ma che era, come dice il suo cognome, ebreo) ha fatto un lavoro proprio su questa idea delle maschere disegnate sui sacchetti di pane.

Qualcosa si è acceso. Andrea è pronto per il nuovo viaggio. Questi i presupposti sui quali muoveremo il nuovo viaggio di TRE ALLEGRI RAGAZZI MORTI.
Il sottomarino nero è di nuovo in viaggio.

Rise against AIDS

Di Eltofo, 28 Ottobre 2004

In occasione e a sostegno della Giornata Mondiale per la lotta all’AIDS del 1° dicembre 2004, Meganoidi, Tre Allegri Ragazzi Morti e altri artisti che presto renderemo noti hanno unito le proprie forze in RISE against AIDS, un CD singolo i cui proventi saranno completamente devoluti alla LILA.

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Videoclip su MTV.it

Di Eltofo, 12 Ottobre 2004
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Sul sito di MTV è finalmente disponibile un’interessante anteprima del dvd dei Ragazzi Morti la cui uscita è prevista intorno al 15 dicembre. Si possono infatti vedere gli ultimi tre videoclip del gruppo: Nuova identità, Signorina primavolta e Rasoio, mattatoio, pazzatoio, in questi giorni in rotazione televisiva.

Tre allegri ragazzi appesi

Di Eltofo, 10 Maggio 2004

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Povero me e anche il mio cavallo

Di Eltofo, 22 Aprile 2004

Cari allegri ragazzi morti,https://www.treallegriragazzimorti.it/wp-admin/edit.php
nel bellissimo concerto di Roma è successa una cosa strana…
Il cavallo de Eltofo, protagonista del video SIGNORINA PRIMAVOLTA, è stato smarrito. L’ultima volta è stato visto sul palco del ‘Circolo degli artisti’ ma da allora più nessuna traccia. Se avete notizie o anche supposizioni su quello che può essere capitato al ‘mio cavallo’, scrivetele nei commenti.

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Come potete vedere nella foto scattata da Stefano è evidente che il cavallo durante lo spettacolo ancora c’era.

Il grande Magnus

Di Eltofo, 26 Febbraio 2004

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Pordenone, Villa Galvani, Parco Galvani.
Inaugurazione con aperitivo venerdì 26 marzo ore 18.00 per la mostra dedicata al più grande fumettaro italiano MAGNUS, al secolo Roberto Raviola.
Sono esposti 450 disegni, da Satanik a Alan Ford, dallo Sconosciuto a Milady, da Necron a Tex…
Le opere provengono per la maggior parte dalla collezione degli eredi Raviola. La mostra è a cura di Paola Bristot. Interverranno Luigi Bernardi, Sergio Tisselli e Davide Toffolo.

intervista a… Eltofo

Di Eltofo, 26 Febbraio 2004

Il sogno del gorilla bianco, in uscita il 5 marzo 2004, è il vostro quarto album ufficiale ed arriva dopo il ritorno a “le Origini” che caratterizzava la raccolta uscita nel 2002. Segna insomma una tappa delicata nel vostro percorso artistico: uno sguardo al passato e, adesso, qual è la direzione intrapresa dai T.A.R.M.?
Per i Ragazzi morti il futuro è una sospensione… in fondo sono già morti. Questa è la risposta che dovrei dare, secondo copione. In realtà ‘Il sogno del gorilla bianco’ è un disco che indaga un sentimento nuovo nella poetica dei ragazzi morti. Questo sentimento è… la paura. Quella pubblica e quella privata, quella intima e quella ostentata. Si, a rileggere il disco ora che è terminato, ci trovo questo filo conduttore. È il disco meglio suonato e registrato fino ad ora. Per metà del disco suona anche Giorgio Canali che aveva prodotto ‘La testa indipendente’, ma la produzione è di MAX STIRNER, un produttore giovanissimo che ha messo nel disco tutto il suo amore per il rock.
È un lavoro che raccoglie sensazioni musicali inedite anche per noi. Ci sono riff tratti dalla cumbia di Buenos Aires e ancestrali canti africani ad accompagnare i miei testi. Se devo darti un’immagine penso all’adolescente assoluto, il ragazzo morto a cui abbiamo dato vita in questi anni che esce dalla provincia italiana per incontrare… il resto del mondo. Non so come possa andare a finire.
Come tutti i nostri dischi è l’incontro fra tre ragazzi abbastanza intelligenti e i loro incredibili limiti. Parlo di ME, ENRICO e LUCA. Tre allegri ragazzi morti è una finestra di libertà. Ogni nostro disco è diverso. È la foto del momento che viviamo e anche questo disco lo è.

Il titolo dell’ultimo album è un omaggio ad un personaggio un po’ particolare…
L’album è dedicato a COPITO DE NIEVE il gorilla albino (che io definisco l’Elvis Presley dei primati) che è morto di cancro qualche mese fa nello zoo di barcellona dopo 38 anni di ‘detenzione’… una divinità in gabbia, come lo definiva Calvino nel suo Palomar, il diverso assoluto; troppo uomo per essere bestia e troppo animale per essere uomo. Una storia esemplare che racconta, solo con la sua figura alcune cose che mi interessano. La discussione sulla centralità dell’uomo, il rapporto con l’esotico, la costruzione di un icona mediatica, la capacità di vedere ancora il ‘mito’, l’ incontro con una dimensione ancestrale e anche la naivitè dell’uomo ‘contemporaneo’… e in fine la paura, che penso sia, come ti dicevo, il tema principale del nuovo disco.

Di sicuro il rapporto di amore-odio con l’immagine mediatica ed i meccanismi di marketing sono una vostra caratteristica peculiare: qual è il reale valore dei media per i T.A.R.M. e per Davide Toffolo?
Tre allegri ragazzi morti è un laboratorio. Un posto che è anche l’incotro di tre persone dove si sperimenta comunicazione. Comunicazione fra di noi, con la nostra gente, con la nostra storia, con la realtà intorno, con i media. Questo ci ha portato a costruire tanti concetti intorno ad una domanda semplice. È possibile fare il rock & roll in un paese strambo e a forma di scarpa?
La nostra risposta, a priori, è stata sì. E così abbiamo cominciato a muoverci, tenedo alta l’idea che il nostro non sarebbe mai stato il percorso più facile e che comunque, avendo tutti noi un rapporto strano con il denaro, quello non sarebbe stato il nostro unico obiettivo. E così è successo. Ogni volta che esce un disco, ogni volta che prepariamo un concerto, il mondo dei ragazzi morti si arricchisce di immagini ed emozioni in una relazione di libertà rispetto al mercato che è la nostra vera forza e anche la nostra diversità. Siamo fieri di questo, tutti e tre, perchè TRE ALLEGRI RAGAZZI MORTI è una realtà musicale che non è stata consumata dai media, ma nel suo piccolo è diventata delle persone che la ascoltano. Non abbiamo mai avuto una visibilità reale. La nostra musica non si sente in radio e poco anche in tv eppure quando suoniamo tutti cantano le canzoni… è la forza della comunicazione… quella che c’è fra noi e i ragazzi morti della penisola.

Come per i Residents, la maschera cela la vostra vera identità; come per i Gorillaz – peraltro da voi bruciati sul tempo di almeno lustro – questa identità viene proiettata nel caleidoscopico mondo del tubo catodico sotto forma di disegni animati. La vostra è un'”oculata” scelta artistica o una “geniale” trovata d’immagine?
TRE ALLEGRI RAGAZZI MORTI è un progetto esistenziale, le scelte che abbiamo fatto, in particolare quella di non offrire la nostra immagine pubblica sono motivate dal fatto che dietro all’idea di ragazzo morto c’è anche una idea di esistenza. Il nostro è un atteggiamento critico nei confronti della realtà e quella che viviamo è una realtà anche mediatica. Poi le nostre scelte possono sembrare ‘geniali’ ma io penso che l’aggettivo sia sbagliato. Le nostre sono scelte ‘critiche’ e nascono da un lavoro di pensiero sulla realtà. In fondo a me la sola cosa che interessa è la rivoluzione. Il processo di cambiamento della realtà. E poi penso che dentro la nostra azione, e per azione intendo le canzoni, le pubblicazioni librarie ma soprattutto i concerti, ci sia un qualcosa di poetico. La storia dei TRE ALLEGRI RAGAZZI MORTI è bellissima e poetica, come le storie di rock ai confini dell’impero.

I T.A.R.M. sono una delle poche realtà musicali friulane ad aver trovato uno spazio nel mercato discografico nazionale. In che misura il fatto di provenire da Pordenone ha influenzato la vostra musica?
La nostra musica è assolutamente legata alla città. Che è come dire che è legata ad un idea di musica PUNK nel senso creativo del termine. Chiunque può suonare e trovare nella musica una forza di immaginare la realtà come altra. E questo è stato per me e il mio gruppo. I movimenti musicali nella città mi hanno regalato l’identità in un periodo nel quale ne avevo bisogno. L’adolescenza. I rocker della mia città si sentono ancora i più ‘fighi’ del mondo e questo è un buon segno di vitalità.

Nuovo disco e, naturalmente, nuovo tour…
Sarà ancora “l’incredibile spetaculo del la vida y de la muerte… ” il posto migliore dove stare in questa paese a forma di scarpa. Bacini e rock & roll!

Intervista di MAURO MAZZOCUT

I Ragazzi Morti sono impegnati nella preparazione del nuovo album la cui uscita è prevista per febbraio 2004.

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Questo l’elenco delle canzoni:
La mia foto – La festa a Buenos Aires – Country Boy – Povero me – Signorina Primavolta – Mattatoio, rasoio, pazzatoio – Questo è il mondo – Preghiera – Non sono un animale – Bella Italia – Piccolo borghese – Una ragazza – Due mondi.

La cattura del gorilla bianco

Di Eltofo, 3 Dicembre 2003

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IL GORILLA BIANCO è morto. Oramai lo sanno tutti. Ne hanno parlato tutti i telegiornali e i settimanali illustrati del mondo riaffermando che COPITO è stato il gorilla più famoso del mondo. Questa la stilizzazione della storia ufficiale di COPITO riportata nel sito dello ZOO di BARCELLONA, suo teatro e sua prigione per più di trentanni:
“COPITO DE NIEVE, illustre rappresentante della fauna della Guinea nello zoo di Barcellona. Copito, venne trovato in maniera accidentale nella selva di NKO, provincia del Rio Muni, antica Guinea Spagnola attulamente Guinera Equatoriale.
Nel momento della sua cattura Copito pesava 8,75 Kg e si calcolò avesse circa due o tre anni.
Il suo primo nome fu ‘Nfumu-Ngui’, che significa Girilla Bianco nella lingua dei Fang. Copito arrivato a Barcellona, visse un anno in casa del veterinario delo Zoo di Barcellona, Roman Luera, per permettergli un adattamento adeguato al nuovo ambiente. Il pittore Salvador Dalì ommaggiò Copito con un vestito da sposa e un grande pastello. Ndengue è il nome della femmina che divide condivide la vita con copito. Copito ha avuto 21 figli dei quali solo 6 sono sopravvissuti. Urko, Machinda, Ntao, Kena, Birung, Virunga. La dieta di Copito si compone di frutta, verdura, latte denaturato e yogurt. Attualmante é alto 1,63 cm e pesa 181 Km e si calcolo apossa avere circa 38 anni.”

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Le notizie sulla cattura del piccolo animale sono discordanti. La versione ufficiale vuole che venisse trovato in braccio ad una gorilla femmina, sua madre, uccisa con una fucilata dentro una piantagione di banane. Uccisa perchè, in qualche modo nociva per la piantagione da un fattore di nome Benito Manè, preoccupato per il raccolto. In braccio all’ animale morto venne trovato il piccolo, incredibile animaletto albino. Venduto per 200 dollari al conservatore dello ZOO di barcellona, Victor Sabater Pì.
Questo racconto ha qualcosa di strano e due sono le versioni che mi sono immaginato plausibili. Ho raccolto molto materiale sul gorilla.
La cosa che ho imparato, dai racconti di Dyane Fossey e di altri ricercatori è che, per catturare un piccolo di gorilla , a causa della loro forte coesione familiare, bisogna in qualche modo fare una vera strage. Decimare un branco composto da un capo, alcune femmine fertili , forse qualche altro individuo più giovane. Uccidere 4-7 animali adulti per sottrarre loro uno o due piccoli le cui possibilità di sopravvivenza a questo stress sono minime. Ma capisco anche che , presentare a dei visitatori domenicali di uno zoo, magari accompagnati da bambini, l’oggetto dell’osservazione come il supertite di una strage di una famiglia, non sia cosa proprio facile da digerire.
Potrebbe essere andata proprio così. I cacciatori, individuato un branco di gorilla decisero di vendere i piccoli. Decimarono il branco e provarono a vendere quel bizzarro e unico animale al ricercatore Catalano. Sabater Pì descrive il piccolo di gorilla che gli venne presentato come un gorillino rinchiuso in un cesto, con un morso di legno dentro la bocca, perchè non mordesse, disidratato e malconcio tanto da non credere nella possibilità di poterlo salvare.
La seconda possibilità, quella che io scelgo come letteraria , perciò vera nel mio racconto, parte dal dato della cattura del gorilla in braccio ad una madre solitaria. Ma perchè una madre si dovrebbe trovare da sola, lontana dalla protezione del gruppo? Ho immaginato il dramma che poteva aver preceduto la cattura di ‘Nfumu-Ngui’ Il piccolo Gorilla Bianco.
Ci sono documentati casi di infanticidio nei gruppi di gorilla. Morsi decisi di adulti al collo dei piccoli di 12-24 mesi, descrivono una volontà precisa di uccisione non casuale.
Può succedere quando l’equilibrio del gruppo viene messo in discussione dall’arrivo di un nuovo individiuo dominante. Per affermare la propria posizione sociale e mandare le femmine in estro senza aspettare il tempo dello svezzamento degli infanti, il nuovo capo decide di uccide i figli. E così comincia la storia del giovane gorilla, nato diverso, la piccola divinità protetta dalla madre anche dopo la cacciata del padre, avvenuta per mano di un giovane silverback solitario arrivato a esigere il suo tributo come nuovo capo del gruppo. La fuga fu la sola possibilità di salvezza per non sacrificare il piccolo tesoro, così diverso e così indifeso. E’ per questo motivo che la madre di ‘Nfumu-Ngui’ si trovava da sola, nella piantagione di banane la mattina che una pallottola di piombo trapassò la sua ascella glabra per entrare nel polmone tranciare l’aorta , rimbalzare sulla clavicola e rimanere definitivamente imprigionata nel corpo scuro, senza vita.
Il piccolo, trovato addosso alla bestia morta venne sollevato per le braccia e gettato dentro un sacco nero. Come si fa con tutti gli animali selvatici. ‘Nfumu-Ngui’ sentiva l’odore della madre allontanarsi e non poteva che urlare e piangere.

Come ho incontrato il gorilla bianco

Di Eltofo, 20 Novembre 2003

Come ho incontrato il gorilla bianco

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Il Gorilla Bianco sta morendo di cancro. Il viaggio al capezzale del magico MONO (scimmia) lo immagino come l’inizio della mia storia disegnata. E forse per questo motivo che scelgo un modo così poco pratico per raggiungere la città che da oltre trent’ anni ospita il più incredibile dei primati. Copito de nieve, Fiocco di neve, appunto, o, come lo chiamarono sulle sponde del Rio Muni in Guinea Equatoriale il giorno della sua cattura nel 1967 ‘Nfangui’ ovvero: iL gorilla Bianco.
Il viaggio si articola così. Parto ancora una volta dalla mia cittina, dalla stazione di Pordenone (quanto vorrei il prossimo romanzo non partisse da qua… ) in treno per arrivare prima a Milano , dove incontrerò Sara e poi assieme ancora in treno fino a Ganova dove, una nave, ci porterà direttamente dentro la città di Barcellona. da Genova a Barcellona in nave ci si mette un bel pò. Si parte alle 20 di sera e si arriva alle 3 del pomeriggio. Il modo migliore per raffreddare il caldo della contingenza di esistere.

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La prima volta che incontrai il Gorilla Bianco (e che la mia coscienza era viva), fu circa 15 anni fa quando, dovevo decidere che nome dare alla mia scuoletta di Fumetto che assieme ad altri appassionati, volevo piantare a Pordenone. C’era da scegliere un nome per la scuola e mi venne in aiuto la lettura , quasi casuale di un racconto di Italo Calvino contenuto nel libro PALOMAR. Il racconto si intitolava appunto IL GORILLA BIANCO e raccontava della visita del signor Palomar ad un incredibile gorilla albino ospite allo zoo di Barcellona. Questo animale suscitava nel signor Palomar una serie di riflessioni: la prima legata all’ unicità del gorilla, alla sua non appartenza evidente a nessuna delle due possibili specie: ne un gorilla , ne un uomo. Un altra legata alla natura magica dell’ animale la cui visione il signor Palomar paragona alla vista delle piramidi. Insomma un animale unico, reso unico da una diversità genetica, perciò un ‘diverso’, ne scimmia ne uomo. Un simbolo di quello che ho scoperto essere un appassionato di fumetti. E per questo motivo scelsi come nome del corso:- Corso di base di tecnica del fumetto IL GORILLA BIANCO-.
Ma il Gorilla Bianco appunto, come suggeriva Calvino esiste già dentro la stratificazione del nostro cervello attorno alle immagini della nostra evoluzione naturale. Un dio della natura, uno scherzo che collega la nostra figura aliena ad un mondo che abbiamo apparentemente combattuto e quasi sconfitto. La natura…Poi la mia ricerca su ‘Nfungui’ divenne più sistematica e imparai molto sulla meravigliosa storia del Gorilla di Barcellona…. vi racconterò ancora fra poco.

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