volo sulla mia citta’
con la bicicletta
e faccio finta di non sapere quanto male fa cadere giu’
con la luna appiccicata sulla schiena
e la testa piena di pitali di te
volo sulla mia citta’
con la bicicletta
e spero non mi faccia male
stare senza
e se solo mi spavento
e se solo mi spavento
cado giu’ e cado giu
e se solo mi spavento
e se solo mi spavento
sono ora come sono sempre stato
un bambino in piedi in mezzo al prato
in mezzo all’erba verde, piu’ alta di me
sono ora come sono sempre stato
e se solo mi spavento
cado giu’ e cado giu
e se solo mi spavento.
Ho scritto queste righe per raccontare un momento buio. Una depressione. Insomma la chiamano cosi’ ma io la chiamo anche in un altro modo. Rock & roll, un giorno su due giorni giu’. A me succede spesso e non sono riuscito ancora ad abituarmi. Ongi volta che suono, ogni volta che pubblico qualcosa, perdo un pezzo di me e come reazione all’eccitazione , segue il buio. Percio’ Rock & roll, un giorno su due giorni giu’. E non dico che cosa mi provocano le telecamere televisive. Penso sia per questo che ho scelto l’assenza dell’immagine pubblica per la cosa a cui tengo di piu’. Il mio gruppo. Ho provato a descriverla con una metafora questa depressione che mi prende, ciclica. Come una bicicletta che vola, solo se sto bene. la srittura poi ha aperto un frammento della mia infanzia, quando il mio interesse piu’ grande era capire la natura e passavo guiornate da solo dentro i campi non coltivati della periferia di Pordenone. Pordenone, un altro elemento importate delle canzoni nuove ma questo ve lo racconto domani.